BERLINO | PARIGI | NEW YORK

martedì 6, 13 e 20 agosto
ore 21
Corte Marco d’Aviano (Galleria Spazzapan)
Gradisca d’Isonzo

La Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan in collaborazione con la Casa del Cinema di Trieste vi invita alla visione di tre classici che vedono alcune grandi metropoli protagoniste di diverse suggestioni estetiche: Berlino Sinfonia di una città (Walter Ruttmann, 1927) in cui il sonoro accompagna l’identificazione urbana, la Parigi ultramoderna di Playtime, di Jacques Tati, che diventa di difficile fruizione facendo scaturire scene comiche e naturalmente il grande Woody Allen con l’amata Manhattan ricca di gallerie di intellettuali e creativi.

Informazioni:
Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan
0481 960816
galleriaspazzapan@regione.fvg.it

martedì 6 agosto ore 21.00
BERLINO – SINFONIA DI UNA GRANDE CITTÀ
Berlin. Die Sinfonie der Großstadt
di Walther Ruttmann
Germania, 1927, 65’
sonorizzazione live / dj set a cura di Gianluca Jazza Guerra

Ispirato alle esperienze visive delle grandi città al crepuscolo dello sceneggiatore Carl Mayer, è il titolo più famoso del genere cinematografico sperimentale tedesco noto come “Querschnittfilme” o film “trasversali”, che facevano parte del nuovo movimento funzionalista. Un montaggio denso e ritmico di immagini documentarie di Berlino diventa una composizione di movimento e luce. Dall’alba a mezzanotte, l’impresa urbana registra ogni sfumatura, dal bianco totalizzante quando il vapore di una locomotiva riempie l’inquadratura, al buio pesto quando la macchina da presa attraversa un tunnel. Con i suoi giochi visivi attorno alle insegne luminose, ai fuochi d’artificio e al “mare di fiammelle” di una città notturna, la sinfonia cinematografica raggiunge l’utopica visione avanguardistica del “film assoluto”, una pittura astratta con la luce. Il merito è soprattutto del direttore della fotografia Karl Freund, che utilizzò pellicole estremamente sensibili per rendere possibili le riprese notturne.

martedì 13 agosto ore 21.00
PLAYTIME
di Jaques Tati
Francia, Italia, 1967, 126’
edizione restaurata

L’opera più imponente di Jacques Tati, girata in 70 mm, mostra la gloriosa Tativille, set monumentale che rappresenta una futuristica Parigi dove Monsieur Hulot e un gruppo di turisti americani si scontrano in una serie di divertenti gag all’interno di tecnologiche architetture di vetro. In balia degli eventi, Hulot irrompe e distrugge gli schemi rigidi della società con la grazia propria del suo umorismo, riuscendo nel finale a donarci un complesso e sinuoso balletto di automobili.
Geometriche inquadrature, eleganti coreografie e raffinate sonorità rendono la visione di “PlayTime” un’esperienza unica, da godere esclusivamente sul grande schermo. Scriveva del film François Truffaut nel 1967: «PlayTime non assomiglia a nulla che già esista al cinema. È un film che viene da un altro pianeta, dove i film si girano in maniera diversa. Forse PlayTime è l’Europa del 1968 filmata dal primo cineasta marziano, dal “loro” Louis Lumière? Lui vede quello che noi non vediamo più, sente quello che noi non sentiamo più, gira come noi non facciamo».

martedì 20 agosto ore 21.00
MANHATTAN
di Woody Allen
USA, 1979, 96’
con Woody Allen, Diane Keaton, Mariel Hemingway, Michael Murphy, Meryl Streep
edizione restaurata
versione originale s/t italiano

Sinfonia postmoderna d’una grande città, ricamo amoroso di citazioni affidate ad un bianco e nero di bellezza vertiginosa, mentre New York s’allunga nel panoramico: per paradosso, solo uno schermo grandissimo rende piena giustizia a questa storia di fragili amori consumati tra ristoranti alla moda, diner confidenziali, appartamenti in penombra, sale di museo o di planetarium, ma pronta ad aprirsi sulle meraviglie dello skyline, di Central Park durante un temporale estivo, di una Quinta Avenue filmata a passo di corsa e in un crescendo della “Rapsodia in blu” che sfuma infine sulle note malinconiche di “But not for Me”. Sono trenta-quarantenni, sono intellettuali, si innamorano e si disamorano, vivono trasportati dalla musica di Gershwin e trafitti dall’ironia amarognola delle battute di Woody Allen-Ike Davis, coscienza tragicomica d’un mondo: “Tutta questa gente di Manhattan che parla, si agita e si crea problemi inesistenti per non pensare ai veri problemi universali”. Film chiave nella filmografia di Allen, film di approfondimento e maturazione, trattato con dispetto da chi avrebbe voluto vedere in Allen un lunatico fool a vita, “Manhattan” è film dal fascino visivo struggente, e ha restituito come pochi la nevrotica dolcezza del vivere in un certo luogo del mondo occidentale, in una certa stagione (la fine dei Settanta) che ci appare ormai lontana.

Facebook
WhatsApp
Twitter
LinkedIn