Il progetto racconta la città di Trieste dal 1918 al 1950 dalla festa dell’annessione all’ Italia alla presenza delle truppe alleate a Trieste, con una mostra, un catalogo cartaceo, una serie di conferenze e un video, basati sulle fotografie e  riprese cinematografiche del fotografo triestino Francesco Penco.

Il materiale filmico è stato ritrovato recentemente in una settantina di scatole di metallo abbandonate in una cantina di Ponziana: sono i cinegiornali che Penco girò tra gli inizi degli anni Venti e il 1948 in un’area che ha per epicentro Trieste e Muggia ma che si estende al Carso, a Fiume, Pola, Pirano, Capodistria, Monfalcone e Redipuglia. Penco si proponeva come operatore cinematografico pronto a girare film di “soggetto industriale, familiare, sportivo” nel 1921 quando, dopo vent’anni di intensa attività fotografica, il cinquantenne Penco chiede al Commissario straordinario per Trieste l’autorizzazione ad esercitare l’attività cinematografica.

Con straordinaria intuizione, Penco vuole introdurre “la cinematografia in famiglia, tenere a disposizione della gioventù pellicole riproducenti vedute di paesi e fabbriche in attività” impegnandosi, al contempo, “a riprodurre quanto meglio possibile le scene più appropriate nella vita triestina in modo da far conoscere la città e la nostra regione all’interno del Regno”. Da quel momento Penco utilizza la doppia ripresa – fotografica e cinematografica.

Nella mostra, a cura di Claudio Erné, fatta di immagini tratte dai filmati, di fotografie e di proiezioni video si potranno vedere l’affollata festa per l’annessione di Trieste all’Italia, il Re Vittorio Emanuele che visita il Porto vecchio (1922), il varo del motoveliero “Sofija” costruito sullo scalo del cantiere Doria posto sulle Rive, la Festa della Marcia su Roma (1925), la Fiera campionaria del 1922, la traslazione delle salme dei volontari giuliani della Grande guerra a Redipuglia, la visita della Regina al Ricreatorio Pitteri (1927). E poi tanti tantissimi triestini che affollavano strade, piazze, manifestazioni, feste (la Festa degli alberi a Barcola) fino alla sfilata delle truppe alleate sulle rive di Trieste.  

Il progetto vuole valorizzare l’archivio delle fotografie e dei filmati di Francesco Penco, di proprietà di Claudio Erné, che si è avvalso della collaborazione di Paolo Venier per la traduzione in linguaggio digitale di ottomila metri di pellicola in formato analogico.  

Si realizzerà una mostra negli spazi del Comune di Trieste (Sala Selva nel Palazzo Gopcevich dal 29 settembre al 10 dicembre) al fine di mettere in evidenza la storia interessante e complessa di Trieste e del territorio circostante, che fu testimone e contemporaneamente protagonista della Storia del ‘900.  Curata da Claudio Erné, allestita da Federica Luser per Trart con il videoallestimento di Paolo Venier, il coordinamento generale di Sabrina Morena. 

Animeranno la mostra una serie di conferenze a carattere storico sugli argomenti toccati dalle immagini d’archivio, momenti di approfondimento organizzati con DISU – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste e la sezione storica e etnografica della Biblioteca Slovena Nazionale e degli Studi, Ordine dei giornalisti FVG, Circolo della Stampa Trieste, Assostampa FVG. 

In questa occasione è stato anche realizzato un documentario “Sulle orme di Francesco Penco” di Paolo Venier, Sabrina Morena, Claudio Erné. 

L’intera manifestazione gode del contributo della Regione Friuli Venezia Giulia per la valorizzazione degli  archivi storici, del Comune di Trieste e della Fondazione Casali. Partners di progetto sono : DISU – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste e la sezione storica e etnografica della Biblioteca Slovena Nazionale e degli Studi, Trat – Cooperativa di Servizi culturali, Associazione Anno Uno, Associazione La Cappella Underground, Bonawentura/Teatro Miela. 

TRIESTE,  IL TEMPO DELLA STORIA
Fotografie e filmati di Francesco Penco 1918-1950
A cura di Claudio Erné
Organizzazione Comune di Trieste e Casa del Cinema di Trieste
In collaborazione con Dipartimento di Studi Umanistici – Università di Trieste, NŠK – Biblioteca nazionale slovena e degli studi- Sezione Storia e etnografica, Ordine dei giornalisti, Circolo della Stampa Trieste, Assostampa FVG

DA MARTEDì A DOMENICA
ORE 10 – 17
LUNEDì CHIUSO

 

IL PROGRAMMA DELLE CONFERENZE

In collaborazione con Dipartimento di Studi Umanistici – Università di Trieste, NŠK – Biblioteca nazionale slovena e degli studi- Sezione Storia e etnografica, Ordine dei giornalisti FVG, Circolo della Stampa Trieste, Assostampa FVG

Sala “Bobi Bazlen”  – Palazzo Gopcevich Trieste
Durata 1 h 30 min. 

mercoledì 4 ottobre ore 17.00
FRANCESCO PENCO. FOTOGRAFIE E FILMATI
Claudia Colecchia, Claudio Erné, Sergio M. Grmek Germani.
Modera Sabrina Morena

Si racconterà il primo fortunoso ritrovamento di un archivio considerato disperso. In questi vent’anni il materiale è continuato a emergere da fiere, collezionisti fino alla scoperta della cassa con 70 scatole di filmati girati e inediti.  

Claudia Colecchia: Laureata in Storia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, diplomata in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Venezia, ha approfondito gli studi archivistici, fotografici e biblioteconomici, ha lavorato presso le Università Ca’ Foscari e IUAV di Venezia, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, la Soprintendenza dei beni artistici del Friuli Venezia Giulia. Attualmente ricopre l’incarico di Responsabile della Fototeca e Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte del Comune di Trieste dove si occupa della conservazione e valorizzazione del patrimonio. effettuando visite guidate, lezioni per gli studenti, curando mostre e pubblicazioni dedicate alla fotografia storica e contemporanea.

Claudio Ernè, giornalista e fotografo triestino, ha documentato con le sue immagini e i suoi articoli gli anni di piombo dell’eversione antidemocratica e l’esperienza dello psichiatra Franco Basaglia per “l’Espresso”, “Epoca”, “Panorama”, “l’Europeo”e “Famiglia cristiana”. Nel 1998 ha ricevuto dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il premio nazionale “Cronista dell’anno” per l’inchiesta sulla strage di piazza Fontana e gli attentati che l’avevano preceduta a Trieste e Gorizia, inchiesta pubblicata dal quotidiano “Il Piccolo” per cui Ernè ha lavorato per oltre trent’anni.  Nel 2004 ha realizzato la mostra e il volume Viola, cronache del manicomio negato. Con la sua ricerca ha scoperto e salvato l’opera – fotografie e filmati del reporter triestino Francesco Penco a cui ha dedicato tre volumi: Il Novecento di Trieste, Trieste e Fiume in posa e  Francesco Penco, i documentari 1920-1950.  Al suo attivo ha altri libri dove le immagini e il racconto si integrano e si completano. Tra essi Trieste sul mare – i transatlantici, realizzati con lo storico navale Maurizio Eliseo; Memorie di pietra, il ghetto ebraico, la Città vecchia e il piccone risanatore, in collaborazione con Diana De Rosa e Mauro Tabor; la Sacchetta con Tiziana Oselladore. Nel 2014 per Il Piccolo ha scritto “Sull’orlo dell’abisso. Aspettando la Grande guerra”. Nel 2015 Trieste 70 con Pierluigi Sabatti; nel 2016 Volti di donna, volti di città, un fotografo della Belle Epoque per le vie di Trieste; nel 2018 Nei venti dell’Adriatico, marinai yacht e regate tra le due guerre e nel 2022 Cherso in posa, un archivio fotografico ritrovato.

Sergio M. Grmek Germani : Membro dalla costituzione del comitato scientifico della Cineteca del Friuli, dopo aver curato retrospettive per vari festival internazionali (Venezia, Locarno, Torino, Pordenone, Alpe Adria Cinema) fonda nel 2001 a Trieste l’Associazione Anno uno che da allora realizza il Festival internazionale del cinema e delle arti “I mille occhi”.Si è occupato, anche con volumi e saggi, di cineasti amati come Carl Th. Dreyer, Roberto Rossellini, Leo McCarey, Laurel & Hardy, Vincente Minnelli, Allan Dwan, Blake Edwards, Robert Rossen, John Frankenheimer, Augusto Genina, Aldo De Benedetti, Mario Camerini, Carmine Gallone, Ferdinando M. Poggioli, Francesco De Robertis, Raffaello Matarazzo, Vittorio Cottafavi, Siro Angeli, Giorgio Bianchi, Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Valerio Zurlini, Giacomo Gentilomo, Franco Giraldi, Nando Cicero, G.W. Pabst, Terence Fisher, František Čap, Miroslav Antić, Jacques Demy, Stavros Tornes, Larisa Šepit’ko, Forugh Farrokhzad, e di figure marcanti della critica cinematografica francese (André Bazin, Éric Rohmer, Jean Domarchi, Michel Mourlet, Jacques Lourcelles).

mercoledì 25 ottobre ore 17.00
SOCIETÀ E EDUCAZIONE DURANTE IL FASCISMO
Diana De Rosa, Claudio Erné, Roberto Spazzali.

Modera Cristiano Degano

Il fascismo, come tutti i regimi dittatoriali, era particolarmente attento all’educazione dei bambini e delle bambine e degli adolescenti perché bisognava educare le masse all’obbedienza e al credo fascista.  Molte fotografie e filmati testimoniano quanto l’inquadramento paramilitare dei giovani fosse capillare e permeasse la società.

Diana De Rosa ha svolto attività di ricerca nell’Università di Trieste, studiosa di storia sociale e delle istituzioni educative ha pubblicato fra gli altri: Il baule di Giovanna. Storie di abbandoni e infanticidi, Sellerio ed.1995, Rilke e Teresa. Storia di un’abbandonata, Lint, Trieste 1999, La carrozza di Treves. Storie di donne e della loro follia, Sensibili alle foglie 2002, Spose, madri e maestre, Del Bianco ed. 2004, Una famiglia borghese. Lettere 1870-1877, Campanotto ed. 2005.

Roberto Spazzali (Trieste, 1956) insegnante e pubblicista, studioso d’istituzioni, si occupa dei fenomeni politici e sociali del Novecento nella Venezia Giulia. Collaboratore della cattedra di Storia contemporanea della facoltà di Scienze della formazione. Membro di commissioni scientifico-culturali del comune di Trieste. Ha pubblicato, tra l’altro, Lega Nazionale 1946: la ricostituzione (1987), Foibe: un dibattito ancora aperto (1990). La Divisione Volontari “Gorizia” (1991), Sotto la Todt (1995) e contribuito a diverse opere di carattere editoriale. Socio della Deputazione di Storia Patria della Venezia Giulia ha pubblicato con le riviste “Quaderni Giuliani di Storia”, “Studi Mariniani”, “Rivista dalmatica”, “Qualestoria”, “Studi Goriziani”, “Tempi e cultura” e collabora con le redazioni culturali de “Il Piccolo” e della sede regionale della Rai.

mercoledì 22 novembre ore 17.00
SCONTRI POLITICI NEL PRIMO DOPOGUERRA
Lucio Fabi, Marta Verginella
Modera Eva Ciuk 

Nei primi anni dopo la Grande Guerra, Trieste è teatro di scontri fra le forze socialiste e le prime formazioni fasciste. La città che si prepara a diventare ufficialmente italiana, vive anche le tensioni dei vari gruppi nazionali che davanti al cambiamento, si preparano a lasciare il territorio o a esprimere con forza le loro preoccupazioni. 

Lucio Fabi, storico e consulente museale. Ha pubblicato svariati libri sugli aspetti sociali e iconografici del primo conflitto mondiale, nei suoi aspetti scientifici e divulgativi. Si occupa della valorizzazione storica del territorio e ha collaborato all’allestimento di vari musei della Grande Guerra in Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Svolge attività espositiva in Italia e all’estero. Principali pubblicazioni: Gente di trincea. La Grande Guerra sul Carso e sull’Isonzo, Mursia, Milano 1994; La prima guerra mondiale. Storia fotografica della società italiana, Editori Riuniti, Roma 1998; I Musei della Grande Guerra, Museo della Guerra, Rovereto 2000; Doppio sguardo sulla Grande Guerra, libro+dvd, La Cineteca del Friuli, Gemona 2006; Le strade della memoria. Itinerario storico e sentimentale sui luoghi della Grande Guerra, Persico, Cremona 2008; Il bravo soldato mulo. Storie di uomini e animali nella Grande Guerra, Mursia, Milano 2012; Soldati d’Italia. Esperienze, storie, memorie, visioni della Grande Guerra, Mursia, Milano 2014.

Marta Verginella, è professore ordinario di Storia dell’Ottocento e Teoria della storia presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Lubiana. Collabora con l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Friuli-Venezia Giulia di Trieste e l’Università del Litorale di Capodistria. Si occupa di storia sociale e di storia delle donne, in particolare studia le pratiche identitarie e il fenomeno del nazionalismo in aree multietniche e l’uso politico della storia in zone di confine. Tra i suoi ultimi lavori: Lo svilimento della memoria e l’uso politico della storia in Slovenia, in Le memorie difficili, a cura di Giuliana Parotto, Trieste, Beit, 2013; Profughe slovene tra Grande Guerra e ascesa del fascismo, in «Storia delle donne», 9 (2013); Dolga pot pravic žensk. Pravna in politična zgodovina žensk na Slovenskem, Ljubljana, Založba FF, 2013; La guerra di Bruno. L’identità di confine di un antieroe triestino e sloveno, Roma, Donzelli, 2015.

mercoledì 29 novembre ore 17.00
LE MINORANZE ETNICO-RELIGIOSE DURANTE IL FASCISMO
Tullia Catalan, Štefan Čok
Modera Pierluigi Sabatti

La comunità ebraica e quella slovena furono violentemente colpite durante il fascismo che subito impedì l’uso della lingua slovena in ogni ambito e nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali diede atto all’esclusione della popolazione ebraica dalla vita politica e civile, aprendo la via verso lo sterminio nazista. 

Tullia Catalan è professoressa associata di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici (DiSU), Università degli Studi di Trieste, dove dal 2000 insegna Storia dell’Ebraismo (triennale e magistrale), dal 2013 insegna Storia contemporanea per i corsi di laurea triennali e dal 2020 insegna Public History ( laurea magistrale). I suoi interessi di ricerca riguardano i rapporti fra il mondo ebraico e la società fra Ottocento e Novecento in Italia e in Europa centro-occidentale. Di recente si è occupata di antisemitismo e antislavismo. È membro del comitato di direzione delle riviste «Quest: Issues in Contemporary Jewish History» e «Memoria e Ricerca». Autrice di “La comunità ebraica di Trieste (1781-1914). Politica, società e cultura”, Lint 2000. 

Štefan Čok ha conseguito la laurea specialistica in Storia della Società e della Cultura Contemporanea all’Università di Trieste e il dottorato di ricerca in Storia dell’Europea e del Mediterraneo presso l’Università del Litorale di Koper-Capodistria, Slovenia. Collabora con la Sezione di Storia ed Etnografia della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste ed è supplente di Storia e Filosofia al Liceo. Nel corso degli anni ha collaborato a numerosi progetti di divulgazione e approfondimento sull’area altoadriatica, con particolare attenzione alle scuole. Con Raoul Pupo e Fabio Todero è autore della mostra virtuale Il Confine più lungo.

mercoledì 6 dicembre ore 17.00
TRIESTE NEL SECONDO DOPOGUERRA
Lorenzo Ielen, Vanessa Maggi, Roberto Spazzali
Modera Pierluigi Sabatti

Dopo il 1945 Trieste fu governata dagli alleati (americani e inglesi) fino al 1954 quando ritornò ad essere una città italiana. Visse anni di grandi tensioni fra i gruppi nazionali, filoitaliani e filojugoslavi, ognuno dei quali aspirava all’annessione della città con l’Italia o la Jugoslavia. Eravamo in piena guerra fredda in cui si contrapponevano le democrazie occidentali e i paesi comunisti. 

Lorenzo Ielen, giovane ricercatore che ha scritto la sua tesi di dottorato presso DISU- Univ.Trieste

“La guarnigione britannica di Trieste, 1945-1954: ruolo strategico, attività operativa e rapporti con la realtà socio-economica locale”. La ricerca fissa alcuni punti fermi circa il ruolo strategico e operativo svolto dal contingente britannico di stanza nella Venezia Giulia e nel Territorio Libero di Trieste tra il 1945 e il 1954. La prima parte della tesi traccia l’evoluzione della strategia alleata per la difesa della Venezia Giulia e del TLT. La seconda parte, dedicata all’attività operativa dalla guarnigione, prende in esame uno dei compiti più gravosi assegnati alle truppe d’occupazione alleate e cioè il controllo del confine che separava la zona angloamericana da quella jugoslava. 

Vanessa Maggi ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia Contemporanea e Culture Comparate presso l’Università degli Studi di Urbino. Si occupa di uso pubblico e politico della storia, identità di confine, Holocaust studies. Collabora con il Museo Ebraico “Carlo e Vera Wagner” di Trieste. Ha pubblicato il volume “La città italianissima Trieste nel dibattito politico del dopoguerra (1945-1954). Separata dallo Stato italiano e città contesa con la confinante Repubblica jugoslava, centro del Territorio libero creato con il Trattato di pace del 1947, pedina cruciale della nuova situazione geopolitica, Trieste diventa “la questione” per eccellenza nel dibattito politico nazionale.Il volume ne esplora le tante implicazioni attraverso una scrupolosa indagine svolta sui principali organi di stampa e sugli atti parlamentari, fino al memorandum di Londra del 1954 che riassegna la città all’Italia.

Roberto Spazzali (Trieste, 1956) insegnante e pubblicista, studioso d’istituzioni, si occupa dei fenomeni politici e sociali del Novecento nella Venezia Giulia. Collaboratore della cattedra di Storia contemporanea della facoltà di Scienze della formazione. Membro di commissioni scientifico-culturali del comune di Trieste. Ha pubblicato, tra l’altro, Lega Nazionale 1946: la ricostituzione (1987), Foibe: un dibattito ancora aperto (1990). La Divisione Volontari “Gorizia” (1991), Sotto la Todt (1995) e contribuito a diverse opere di carattere editoriale. Socio della Deputazione di Storia Patria della Venezia Giulia ha pubblicato con le riviste “Quaderni Giuliani di Storia”, “Studi Mariniani”, “Rivista dalmatica”, “Qualestoria”, “Studi Goriziani”, “Tempi e cultura” e collabora con le redazioni culturali de “Il Piccolo” e della sede regionale della Rai.

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