“Confesso che, oggi più che mai, un senso di profonda incertezza pervade il futuro dell’unico festival cinematografico latinoamericano che si realizza in Italia, l’unico in Europa che intende l’evento come operazione culturale volta alla fusione del percorso comune, nel tempo, di Italia e America Latina. Sembra che, pur avendo sempre cercato di contestualizzare l’evento, di riscattare lo straordinario patrimonio audiovisivo e di riproporre la cinematografia di personalità particolarmente significative della storia dei paesi, senza tralasciare le pagine intense di cui è stata autrice l’emigrazione italiana, nulla sia stato sufficiente affinchè venisse compreso, o forse non siamo stati capaci di trasmetterlo.
Non si è mai voluto intendere il cinema come semplice intrattenimento, nonostante l’importanza che può certamente avere per chi lo vive così. Non abbiamo mai concepito la manifestazione triestina come puro momento di svago. Abbiamo sempre ritenuto che fosse un’occasione unica di invito alla riflessione, alla comprensione di problematiche di altre latitudini, per avvicinare quel “mondo italiano” che vive in America Latina alla penisola mai dimenticata, a contribuire a rendere le persone più cosmopolite, soprattutto i giovani. Una preoccupazione speciale, e sempre presente, è stata quella di coinvolgere le istituzioni scolastiche superiori e quelle universitarie. Alcuni esempi sono i licei di Trieste, il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, il Centro Internazionale di Fisica Teorica e, in particolare, l’Università di Trieste – con cui abbiamo stipulato una convenzione da anni – e la scuola Interpreti e Traduttori – il cui contributo al Festival è stato prezioso e spesso determinante. Sembra che nulla sia stato sufficiente!!
Coerentemente con quanto preannunciato, in questa edizione presentiamo un programma vasto, riflesso fedele della realtà attuale della produzione cinematografica del subcontinente americano, senza tralasciare la memoria e la contestualizzazione, come nel caso dell’omaggio al premio Nobel Gabriel García Márquez, di cui presentiamo opere quasi sconosciute in Italia, o la Retrospettiva su Dunav Kuzmanich, figura importante del cinema cileno, sebbene la sua produzione maggiore abbia avuto luogo nel paese che gli offrì asilo durante la dittatura.
I premi Malvinas e Mundo Latino rappresentano l’occasione per coinvolgere gli studenti dei licei di Trieste e del Collegio del Mondo Unito del’Adriatico, rispondendo non solo alla nostra volontà di proporre problematiche presenti in America Latina, ma anche a quella di rendere il festival un’occasione di formazione, di educazione alla diversità culturale, di avvicinamento a una percezione più globale del mondo in cui viviamo. In questa edizione vi saranno più di 70 studenti nella giuria, un numero sorprendente che riflette l’entusiasmo straordinario con cui, tanto loro come i docenti, hanno accolto questo scambio ormai pluriennale.
E che dire del Premio Salvador Allende, grazie al quale saldiamo i vincoli storici tra Italia e America Latina e che, in questa occasione, conferiamo ad uno straordinario diplomatico, Tomaso de Vergottini (in memoriam), il cui operato presso l’Ambasciata d’Italia in Cile, in tempi di terrore, insieme alla moglie Anna Sofía, come da lui stesso sempre sottolineato, ha permesso di salvare centinaia di vite di cileni, latinoamericani e europei.
Poche ma sincere parole a tutti coloro che, con la loro generosità, hanno reso possibile questa XXIX edizione del Festival. Sanno che non posso menzionarli uno ad uno in questa presentazione, perchè è una lista di persone, giovani, istituzioni, fondazioni che credono in questo progetto, e non avremmo mai pensato che sarebbero stati così numerosi. A tutti loro un enorme grazie!
A chi frequeterà il Museo Revoltella, il Cinema Teatro Fabbri o il Knulp, sedi del Festival di quest’anno, auguro che possano trovare uno strumento efficace per conoscere meglio le latitudini alle quali vive una parte importante della storia italiana, e che l’occasione dia loro modo di capire, incontrando gli ospiti presenti, che il Festival è più che altro una promozione dell’Italia in America Latina, e non viceversa. Nel momento di crisi che stiamo vivendo, credo che non sia assolutamente secondario.”

Rodrigo DIAZ
(Direttore)

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